giovedì 11 ottobre 2007

Un piccolo trucco disvelato


Potrebbe essere la soluzione...........
La vita dovrebbe essere vissuta al contrario.
Tanto per cominciare si dovrebbe iniziare morendo, e così tricchete
tracchete il trauma è bello che superato.
Quindi ti svegli in un letto di ospedale e apprezzi il fatto che vai
migliorando giorno dopo giorno.
Poi ti dimettono perché stai bene e la prima cosa che fai è andare
in posta a ritirare la tua pensione e te la godi al meglio. Col passare
del tempo le tue forze aumentano, il tuo fisico migliora, le rughe
scompaiono.
Poi inizi a lavorare e il primo giorno ti regalano un orologio d’oro.
Lavori quarant’anni finchè non sei così giovane da sfruttare
adeguatamente il ritiro dalla vita lavorativa.
Quindi vai di festino in festino, bevi, giochi, fai sesso e ti prepari
per iniziare a studiare. Poi inizi la scuola, giochi con gli amici,
senza alcun tipo di obblighi e responsabilità, finchè non sei bebè.
Quando sei sufficientemente piccolo, ti infili in un posto che
ormai dovresti conoscere molto bene. Gli ultimi nove mesi te li
passi flottando tranquillo e sereno, in un posto riscaldato con
room service e tanto affetto, senza che nessuno ti rompa i
coglioni.
E alla fine abbandoni questo mondo in un orgasmo.
Woody Allen

Mi sovviene una scena del film di Kubrik "2001 odissea nello spazio"
quando l'astronauta in punto di morte rivede a ritroso in una stanza bianca, asettica, priva di scorie temporali,
la propria vita che trionfa nella vita che continua o che è passata, poichè il significato non cambia
in questo samsara di vite che procede ...
Ecco che l'ironia di Allen, finalmente si colloca, in una visione trasversale della vita , che mi rende orgoglioso di esserci e di farne parte....
Evviva la vita e l'amore che nutro per essa............

mercoledì 19 settembre 2007

Minaccia di morte a Beppe Grillo ?

é ormai fuori discussione che Grillo vada trombato...( ma il grilletto di cui parla Mazza mica è una minaccia di morte contro Grillo stesso ? )
é fuori luogo cavalcare ulteriormente la protesta ed il dissenso di questo neoqualunquismo becero...( anche se riguarda il 74 % dei consultati di un campione di elettori)
è spaventoso che il presidente della Repubblica ed il suo predecessore debbano intervenire per calmare gli animi..( finalmente si comincia a parlare di etica politica : ma che cos'è?)
é incredibile che personaggi dell'intellighenzia :giornalisti,scrittori,magistrati, costituzionalisti,filosofi ed oltre siano stati scomodati a scendere in campo per difendere la politica da questa violenta insurrezione anarchica.....( Pansa tra tutti, già definito il revisionista scomodo, tanto violento nei suoi j'accuse contro i partigiani, tanto mansueto e schierato quando si tratta di difendere i pilastri dell'attuale establishement)
perfino le più importanti testate giornalistiche straniere( quelle che non possono essre schierate) riescono ad individuarne elementi di "rottura" contro una classe politica sorpassata ed egoista, che ancora ci vorrebbe infinochiare con gli schieramenti, le ideologie opposte, i finti travestimenti, i falsi scontri di idee e partiti, ( il partito democratico ? )
E allora ?
Allora mi chiedo :
perchè tremare alle parole di un comico, non schierato, indipendente,intelligente da far paura, irriverente ?
Perchè, proprio per queste sue caratteristiche, Grillo è incontrollabile...
E quando un sistema non riesce a controllare un elemento anarchico, cerca in tutti i modi di rendertelo antipatico,
ne studia i punti deboli per produrne un vaccino, lo isola e lo pone in quarantena( è da secoli che è stato allontanato dalla TV) , e se non riesce a debellarlo ......lo uccide....
Ma come ucciderlo ?
Bèh! Questo è veramente un gioco da bambini..
Si comincia con l'accusarlo di cose non dette, di cose non fatte, di fomentare il mondo dei disperati ( ma perchè ci sono molti disperati i in Italia? ) e di aizzare alla violenza...
Poi si infiltra il movimento che lo sostiene con personaggi pilotati a creare disordine e violenza...
Poi lo si invita nei salotti "buoni" che mimano un finto sostegno..
Poi i media si organizzeranno per distogliere l'attenzione dei simpatizanti creando nuovi scoop emotivi su qualche tragedia del paese..
e poi ?
E poi se l'isola dei famosi non fa il suo dovere in termini di audience ( stasera c'è la grande ed attesissima partenza)
bisognerà rivolgersi a qualche magistrato in cerca di visibilità e affamato di fare carriera....
A Casal di Principe, ieri, qualcuno ha avuto l'insolenza di gridare di fronte alle forze dell'ordine e dello stato " La camorra non esiste !!!"
Ebbene, popolo di pecoroni, tra un mese o meno ritorneremo a parlare solo dei nostri piccoli interessi e della nostra squadra del cuore

giovedì 6 settembre 2007

Il ritorno della Festa di Piedigrotta

Mi hanno sempre insegnato, e gli studi scientifici me lo hanno confermato, che quando la nostra psiche vive un malessere è necessario veicolare le energie negative verso qualcosa che le faccia esplodere ( gridare ad esempio ..)al di fuori di te e/o polarizzarle verso un progetto, uno scopo che ti conduca ad una vera e propria gratificazione il più spesso fisica..
Se ciò non accade ecco sprigionarsi il rito della la frustrazione, della mortificazione, una implosione interna, un tumore, una infezione non drenata , complicazioni che mettono a rischio tutti quei fini meccanismi che ti tengono in vita.
Alcuni miei amici filosofi hanno addirittura postulato che questa ipotesi biologica è possibile applicarla anche nello studio dei comportamenti di massa.
Ecco che mi sovviene allora come siano nate alcune festività carnevalesche, la liberazione degli eccessi, di alcuni riti orgiastici, feste priapiche, dionisiache, ove la furia allegorica trovava libero sfogo.
Mi spiego così anche i colossei, gli stadi e gli ultrà scatenati…
Ecco la festa di Piedigrotta, o meglio , ecco RESTITUITA ( come proclamano i nostri attuali dirigenti cittadini) al popolo la SUA festa..
E poco conta se la nostra città continua quotidianamente a spararsi, uccidere,spaccare vite, distruggere per sempre innocenti famiglie, rubare,oltraggiare, infierire,
Poco conta che se muori in questa città devi pagare alla malavita un caro prezzo per essere pacificamente sepolto, e se poi ( sono immagini di stamattina) dalla tua tomba
sparisce il marmo funerario che viene sostituito con una lastra di compensato o di cartone…
Poco conta che ieri, in un abbraccio simbolico, una vasta rappresentanza della intellighenzia( ? ) cittadina intorno al palazzo del potere ( Palazzo S. Lucia ) invocava a che il governatore la smettesse di sperperare milioni di euro a favore di consulenze esose ed inutili ( se non per comprarsi, con le nostre tasse, nuove fette di elettorato….).
E mentre la città festeggia un uovo sperpero , io carico la famiglia e fuggo via ….questa festa non mi appartiene…










giovedì 23 agosto 2007

POGGIOREALE: IL RITORNO DEI MORTI VIVENTI


“…il regolamento comunale (dei cimiteri n.d.a.) di Napoli recita che già dopo venti mesi dall’inumazione, i cadaveri in putrefazione devono far posto ai nuovi arrivati. Noi ne abbiamo visti due seppelliti quindici mesi fa, che marcivano al sole, dopo la tolettatura sommaria di un dipendente di cooperative che spesso rispondono al clan Di Lauro…”

Il degrado della Campania, gestita da decenni come una sorta di “vice-regno” progressista dal sempre verde Antonio Bassolino, e dalla “principessina” partenopea Rosa Russo Yervolino, si può valutare anche da questo.

“…un puzzo di morte e d’inciviltà che di notte richiama eserciti di Ratti. Il Comune è alla mercè della camorra e di un giro di mazzette…”

Dov’è il compagno Caruso, con le sue battaglie a favore dei diritti di tutti, dai comunisti nepalesi ai gorilla gay? Forse il suo collegio elettorale non fa parte della Campania?

“…Il piano regolatore dei cimiteri è stato redatto solo nel 2005. E solo un paio di giorni fa il Comune ha annunciato che partiranno i lavori per l’inceneritore…”

Se per redigere il piano regolatore dei cimiteri ci sono voluti trent’anni, l’inceneritore sarà operativo nel prossimo secolo!

Inchiesta tratta da “Il Sole 24 Ore” del 23 Agosto 2007

ricominciamo dalle basi



How To Tie A Tie With April - video powered by Metacafe


Ecco, per incalzare ciò che il Prof Veronesi sta preconizzando sulla atrofia dei connotati maschili, un simbolico contributo
di una istruttiva e sexi lezione sul nodo di cravatta a chi stesse già dimenticando su come si fa....
Forse tra due o tre generazioni i futuri maschietti dovranno aggiungere tra le materie scolastiche anche lo studio di come si diventa uomini....Come la chiameranno : , scienza della riproduzione, applicazioni tecniche della virilità, geografia dell'apparato sessuale , lezioni di lingua umana, educazione fisica tradizionale, storia del medioevo maschile, archeologia del pene,antologia
sulle metamorfosi sessuali eccc..
Speriamo che le maestre , tutte rigorosamente donne, non ci affligeranno con giudizi del tipo :
alunno dotato ma troppo spesso disordinato, distratto e poco attento specie nelle prove orali.............

sabato 18 agosto 2007



Da Oriente ad occidente
Dal Nadir allo zenit
Dalle alpi alle piramidi
Addò state state
Buone vacanze guagliò

martedì 10 luglio 2007



PER i gruppi mafiosi la cocaina è diventata il “petrolio bianco”. Venduta a prezzi stracciati è perfino alla portata dei ragazzini. Con il mercato che si espande grazie a una rete criminale che ne garantisce la distribuzione capillare. Napoli e Milano sono le “piazze” principali. Ma tutta l’Italia, da Nord a Sud, è uno snodo internazionale con alleanze strettissime con i “cartelli” del Centroamerica. I narcos muovono enormi capitali per le partite di droga da spedire in mezzo mondo. Trasversale a generazioni, classi sociali e culture, la “polvere” continua a farsi strada. La conferma arriva dalla Relazione annuale sullo stato delle tossicodipendenze che verrà presentata dopodomani al Parlamento. Il consumo è cresciuto in modo esponenziale. Dai 700 mila assuntori del 2005 siamo passati agli 850 mila di oggi, rivela la Relazione. Se la cocaina può contare su un aumento del 20 per cento di consumatori, la cannabis è poco al di sotto. Confrontando i dati si scopre che l’aumento del consumo di spinelli è intorno al 15 per cento. Significa che abbiamo superato i 4 milioni di persone che, saltuariamente o in modo stabile, ne fanno uso. Il precedente documento, presentato nel 2005, parlava infatti di 3 milioni e 800 mila consumatori, mentre nel 2001 eravamo a quota 2 milioni. All’aumento si aggiunge la modificazione del principio attivo. La cannabis non è più quella degli anni Settanta, è fortemente potenziata, con una percentuale di principio attivo (thc, tetracannabinolo) 30 volte maggiore di quella che era conosciuta.
I narcos hanno fatto modificare le piantagioni, manipolate geneticamente per ottenere una sostanza più capace di agganciare i consumatori. Solo con la coca i clan fatturano cifre da capogiro. Calabria e Campania forniscono i più grandi mediatori mondiali del traffico, e proprio in Campania sono avvenuti i maggiori sequestri d'Europa degli ultimi anni (una tonnellata solo nel 2006). Sommando le informative dell’Antimafia calabrese e napoletana in materia di narcotraffico si arriva a calcolare che ’ndrangheta e camorra trattano circa 600 tonnellate di coca l’anno. Africa, Spagna, Bulgaria, Olanda, sono i percorsi infiniti e molteplici di questa sostanza che ha un unico approdo da cui poi ripartire per nuove destinazioni: l’Italia. Secondo due autorevoli e recentissime ricerche, la prima dell’Nhsda, il National Household Survey on drug abuse, e l’altra delle Nazioni unite, l’uso di droghe tra gli adolescenti americani è sceso del 19,8%, mentre in Inghilterra è sceso del 10%. Anche rispetto al fenomeno nel suo complesso è stato individuato un trend di lievissimo calo. L’Italia, però, è in controtendenza con aumenti per tutte le sostanze.
Ma torniamo alla Relazione al Parlamento, da cui emerge un altro dato allarmante: l’ulteriore abbassamento dell’età. Ci sono ragazzini tra i dodici e i tredici anni che iniziano a sperimentare anche sostanze pesanti. Le minidosi immesse sul mercato e i prezzi stracciati spingono in questa direzione. La coca è passata dai 40 euro al grammo del 2004 ai 10-15 di oggi. «Ma c’è anche un ritorno dell’eroina perché ci sono pusher che la vendono agli adolescenti a 5 euro a dose», la denuncia è di Claudio Leonardi, direttore dell’Unità operativa di prevenzione e cura della Asl Roma C, e membro della Consulta nazionale antidroga. Che aggiunge: «Questo dato sugli adolescenti preoccupante è stato individuato da chi ha lavorato alla Relazione annuale. Da noi, per esempio, arrivano ragazzi dipendenti dalla cocaina dai sedici anni in su, hanno alle spalle almeno due anni di abuso, associato all’alcol. In aumento anche i consumi di cannabis».
E sempre di più crescono i mix di più sostanze. Con una forte interazione tra cocaina e alcol, che, quando sono usati congiuntamente, l’organismo trasforma in etilene di cocaina. L’effetto nel cervello è più lungo e più tossico di quando si usa soltanto la droga. Sembra inoltre che molte morti da droga siano dovute a questa combinazione. «C’è un aumento forte e incontrastato dell’uso delle sostanze afferma Pietro D’Egidio, segretario nazionale del Federserd, l’associazione che raggruppa i Sert d’Italia Per questo motivo l’allarme è alto. Chiunque, in qualsiasi città, anche una città che non conosce, con facilità può comprare quello che vuole». I narcos hanno scelto di vendere la “roba” a prezzi stracciati per ampliare i consumi. E’ per effetto di questa strategia che salgono i consumi? «I prezzi c’entrano fino a un certo punto, non è questa l’unica ragione osserva ancora D’Egidio Il tipo di domanda corrisponde a certi stili di vita. Sempre più di frequente so di persone assolutamente “normali” che negli ultimi cinque anni hanno fatto uso di cocaina, e lo fanno senza paura come se non ci fossero rischi. La verità è che si sta costruendo un immaginario sociale che lega la droga al successo e alla felicità, convincendo i consumatori della mancanza del rischio. Nulla di più ingannevole»
[Messaggero]

Ecco, ciò che mi sconvolge non sono i numeri o la diffusione del fenomeno droga, quanto l'accostamento nell'immaginario collettivo di una vita felice e di successo all'utilizzo di cocaina...
Ora io non credo ai grandi Sistemi o a poteri occulti o a lobby economiche che impongono preventivamente stili di vita e mode passeggere come nelle teorie di Chomsky...
Credo però che in un mondo sempre più ambiguo, la vera strage è il disimpegno, il disfattismo e l'incapacità a prendere decisioni....E la droga ti aiuta.....se poi chi ne fa uso rientra nel clichè dell'uomo di successo e che sa quello che vuole...Bè ....

Napoli non è solo crocevia del grande traffico ....ma anche grandissima piazza di smercio....ed io lavorando in uno dei PS ospedalieri ne ho la controprova quotidiana.Ti puntano con uno sguardo di sfida,quasi tu incarnassi tutto il malessere della loro vita, pretendono di non aspettare il prorpio turno, ti minacciano se non fai quello che loro desiderano, distruggono tutto quello che è a loro portata se provi ad opportio a certe pretese...( alcuni mesi fa un tossico, in preda ad una crisi di overdose da coca, ha letteralmente distrutto una caserma di carabinieri!!!!! e da noi sono giunti i 12 carabinieri feriti che non sono riusciti a fermarlo...anche lui è giunto, supino, schoccato,riemerso, dopo alcune manovre rianimatorie,per poter di nuovo picchiare moglie e figli e chiuinque ci capiti di sotto ) ed ionfine ti ridono addosso, sì, perchè se abbassi la testa diventi la lro vittima, e allora...

mercoledì 4 luglio 2007

Viva,viva l'amor perchè è l'amore che ci cambia...

BRUXELLES - Per promuovere il cinema europeo Bruxelles sceglie uno spot a "luci rosse". Presentato a Berlino lo scorso febbraio, il video di 44 secondi in cui si vedono 18 spezzoni tratti da film di registi famosi - dallo spagnolo Almodovar al danese Lars von Trier al francese Jeunet del Favoloso mondo di Amelie -, gia' sul web, e' ora approdato anche su Eu Tube, il nuovo canale Ue sul portale YouTube, provocando nuove polemiche. Il video, intitolato "Film lovers will love this" (gli amanti dei film lo ameranno), e' stato finora di gran lunga il piu' cliccato della cinquantina proposta sul nuovo canale Ue.
Gli spezzoni mostrano una serie di amplessi tratti da film famosi di altrettanto famosi registi europei. Alla fine compare la scritta "Let's come together' accompagnata dalla frase: "Milioni di amanti del cinema apprezzano i film europei ogni anno. L'Europa sostiene i film europei". Le critiche piu' severe alla scelta dello spot sono arrivate dal parlamentare europeo Maciej Giertych della "Lega delle famiglie polacche". Ma dalla Commissione europea, una fonte ribatte che "si tratta di cinema europeo" e dunque le critiche sono rivolte all'opera dei registi.(ANSA)

martedì 3 luglio 2007

Emergenza Rifiuti Campania

Grazie Pecoraro...
Grazie al tuo impegno , avremo aree e parchi nazionali più protetti...
Grazie al TUO subcommisario di Treviso e alla raccolta differenziata risolveremo finalmente l'emergenza rifiuti.
Grazie Pecoraro,grazie...
Possiamop aiutarvi anche noi ?
Che dici se torniamo a riprendere i nostri sacchetti in strada e a fare una belal cernita dellla munnezza che haimè abbiamo prodotto in questi mesi e la ridistrubiamo in scatoloni di cartone diverso,magari azzurro cielo o verde speranza o rosa shocking?
E se la TUA politica ambientalista persegue da sempre una strategia di conquista del maggiore territorio verde possibile da proteggere dove c.... l agettiamo la nostra munnezza...
E se neanche le aree suburbane(non ancora protette), già predisposte dal TUO governo, non sono ritenute idonee per la raccolta dei rifiuti dove la gettiamo la nostra munnezza...
Ora basta, scendi dal tronetto romano dei Parioli e mettiti SERIAMENTE la servizio di Bertolaso.......


domenica 1 luglio 2007


LONDRA - Il governo russo avrebbe l’intenzione di annettere al suo territorio una vasta area del polo Nord, grande 1,2 milioni di km quadrati, ricca di petrolio e di gas. Lo rivela il quotidiano inglese «Guardian» che afferma anche che questa zona dell'Artico, secondo alcuni scienziati dell'ex Unione Sovietica, sarebbe direttamente unita alla Russia da una piattaforma subacquea.
DIRITTO INTERNAZIONALE - Secondo il diritto internazionale, il polo Nord non appartiene a nessuna nazione: ognuno dei cinque Stati che si affacciano sull'Artico (Stati Uniti, Canada, Norvegia, Danimarca tramite la Groenlandia e Russia) può sfruttarne economicamente solo una piccola zona: non più di 200 miglia dalla costa. Tuttavia, la legge internazionale è stata messa in discussione lunedì scorso da un gruppo di geologi russi: gli studiosi hanno effettuato un viaggio di sei settimane nell'Artico su una nave rompighiaccio a propulsione nucleare. Essi hanno navigato lungo la dorsale Lomonosov, catena montuosa sottomarina che taglia l’Artico a metà e si estende sotto l’acqua per 1.700 km dalla Siberia all’estremità nordoccidentale della Groenlandia. Qui, dopo lunghi studi, affermano di aver costatato che la dorsale Lomonosov è unita direttamente al territorio della Federazione russa.
RICCHEZZE - Il territorio in questione, grande quanto Italia, Francia e Germania messe assieme, contiene secondo gli stessi scienziati russi, 10 miliardi di tonnellate di depositi di gas e di petrolio e naturalmente la notizia ha suscitato preoccupazione e stupore in numerosi organi internazionali. Per annettere un territorio, bisogna dimostrare che la struttura della sua piattaforma continentale sia simile alla struttura geologica del proprio territorio. Inoltre, secondo una convenzione internazionale di diritto marino, nessuno Stato può estendere i suoi confini territoriali fino al polo Nord. Infine tanti studiosi contestano i risultati dello studio degli scienziati russi. «Francamente penso che ci sia qualcosa di strano», ha affermato ironicamente al Guardian Sergey Priamikov, direttore internazionale dell’Istituto di ricerca dell’Artico e dell’Antartico di San Pietroburgo. «A questo punto i canadesi potrebbero dire che la dorsale Lomonosov è parte della piattaforma canadese e ciò significherebbe che la Russia appartiene di fatto al Canada, insieme con l’intera Eurasia». Secondo Priamikov, al di là delle polemiche territoriali, questo territorio continua a essere una delle più belle aree naturali del mondo.
Francesco Tortora
29 giugno 2007
[Corriere della Sera]

C'HO UN TUBO DELLE FOGNE CHE DOPO AVER ATTRAVERSATO TUTTO IL MIO GIARDINO ATTRAVERSA ANCHE QUELLO DEL MIO VICINO...
CHE ? POSSO ALLARGARMI ? METETRE UNA BANDIERA CON STEMMA ARALDICO DELLA MIA FAMIGLIA E DIRE QUESTO GIARDINO DA OGGI è MIO? C'HO BUONE SPERANZE ?
O VALE SOLO PER IL "DIRITTO INTERNAZIONALE"
D'ALTRONDE , QUANDO LA GERMANIA INVASE LA CECOSLOVACCHIA, INAUGURANDO L'INIZIO DEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE, PROCLAMO' MOTIVAZIONI DELLO STESSO DISCUTIBILE LIVELLO....

domenica 24 giugno 2007

Contributi ? ..........Ma io sto già in pensione....


l Ministero dell'Economia per decreto ha stabilito che i dipendenti pubblici devono sottoporsi ad una tassa (più che altro una estorsione) detta "contributo di solidarietà", che impone l'iscrizione dei pensionati usufruenti di trattamento a carico dell'Inpdap e dei dipendenti e pensionati di enti e amministrazioni pubbliche iscritti ai fini pensionistici presso enti o gestioni previdenziali diverse dall'Inpdap, alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali dell'Inpdap stesso. Il Decreto stabilisce che i dipendenti ancora in servizio e i pensionati Inpdap (ma anche quelli che sono iscritti a enti o gestioni previdenziali diversi dall'Inpdap) a decorrere dal mese seguente alla scadenza di sei mesi dalla data di entrata in vigore del "Regolamento di attuazione dell'articolo unico, comma 347 della legge 23 dicembre 2005 n.266" (Legge Finanziaria 2006) sono iscritti di diritto! alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali alla quale devono versare contributi pari a:
- 0,35% della retribuzione contributiva, per i dipendenti in servizio,
- 0,15% dell'ammontare loro della pensione, per i pensionati.
Le "gabelle" saranno mensilmente prelevate dagli emolumenti corrisposti a lavoratori e pensionati a partire dalla data dell'iscrizione forzata (il periodo in questione è iniziato a decorrere dal 25.04.07) a meno che non giunga disdetta da parte del lavoratore/pensionato. Naturalmente, se qualcuno non vuole farsi fregare i propri soldi cominci a scrivere la letterina all'Inpdap e lo faccia entro sei mesi, altrimenti varrà la regola del silenzio assenso.
Ecco come agisce il governo dei deboli, ti fo..e su stipendi e pensioni, che, tra l'altro, sono già tra i più bassi d'Europa, ma ti dà la possibilità di non farti derubare a cuor leggero.
Secondo la Cisal Fipal questa manovra truffaldina è simile a quella per i fondi pensione che soppianteranno il TFR. Peraltro, così come per i fondi, l'iscrizione forzata alla citata Gestione costituisce un danno per i lavoratori. Per quelli che sono lontani dalla pensione in primo luogo. Questi ultimi possono già accedere a prestiti e mutui di natura assistenziale erogati dall'Inps e senza limitazioni importanti. Al contrario, l'Inpdap compila macchinose graduatorie annuali per l'accesso a questi benefici, con tempi che si dilatano sensibilmente.
Non conviene, inoltre, neppure a tutti i dipendenti vicini all'età pensionabile che non hanno intenzione di accedere a prestiti dopo la pensione o che non vogliono prorogare prestiti già in essere, i quali potrebbero andare ad incidere sulla liquidazione.
Che dire, abbiamo un grande fratello fiscale dal volto sinistro che veglia su di noi e stabilisce (secondo i ben noti studi di settore) quanto dobbiamo guadagnare per essere in regola con le sue previsioni da strapazzo. Adesso provano anche a spillarci quattrini senza farci capire nulla e con la formula del silenzio-assenso. Più sinistri di così davvero non si può.”
A.M. ( DAL BLOG DI BEPPE GRILLO)

IO NON HO VERAMENTE PIù PAROLE....

CONTRIBUTO DI SOLIDARIETA' ?

E TUTTO CIO' SENZA CHIEDERE PRIMA NULLA O INFORMARE........

MAH.....

mercoledì 20 giugno 2007

Arriva qualche idea nuova: ........discutiamone.......



La nostra storia culturale e morale, prima ancora che politica, ci legittima a proporci come antagonisti del qualunquismo, del disfattismo, dell’antipolitica, che portano inesorabilmente verso l’autoritarismo.- Se la falsa modernizzazione della politica ha finito col ridurre, nella lunga transizione della seconda repubblica, le garanzie del cittadino, bisogna evitare che l’ostilità diffusa verso il Palazzo finisca col trasformarsi nella ricerca di pericolose scorciatoie.- E’ sempre meglio la peggiore delle democrazie, rispetto al più illuminato governo autoritario.-
Poiché il sangue ed i nervi della democrazia sono le idee e i valori, bisognerebbe, rispetto al mediocre pragmatismo degli ultimi anni, riportare in campo questi ultimi.-
Nessun altro, come i liberali, può disporre di un patrimonio altrettanto grande e sempre attuale, peché in continuo confronto con la realtà mutevole della società.-
Abbiamo solo bisogno di ottenere che la nostra voce sia adeguatamente amplificata.-
Si parla spesso e molto, del degrado della società italiana, cercando di capire il perché della perdita di identità nel mondo culturale, come della caduta di competitività della nostra economia nel mercato globale.-
La società di massa, il nuovo benessere, il tramonto dell’utopia, il venir meno dei grandi maestri non hanno creato le condizioni per un progetto unitario.- Ha invece prevalso chi ha tentato di imporre la egemonia di un pensiero guida dirigista da Minculpop.- La cultura e ancor più l’arte hanno bisogno per fiorire della libertà.- La occupazione di tutte le istituzioni ad esse preposte da parte del mondo comunista, afflitto da un settarismo esasperato, ha finito col togliere l’ossigeno necessario allo sviluppo della fantasia ed alla selezione sulla base della qualità, mentre ha prevalso la fedele e acritica appartenenza.- Un ruolo non indifferente ha avuto in questo processo distruttivo l’irrompere di un cannibalismo mediatico onnivoro, insieme alla trasformazione della scuola e dell’Università, da luoghi deputati alla formazione culturale e civile, in meri esamifici e diplomifici.- Questi elementi hanno determinato una massifi-cazione ed un appiattimento che ha finito col mortificare e sterilizzare ciò che rimaneva di una pur importante tradizione.-
Così nella scuola italiana è scomparsa la capacità critica, che derivava dall’insegnamento dei vecchi austeri licei dell’inizio del secolo scorso e si è imposto uno stereotipo che, con una colpevole, mirata, azione da parte dei sindacati, ha finito col massificare il modello intellettuale e comportamentale dei nostri giovani,dediti alla ricerca del posto, sovente precario, anziché alla ambiziosa meta della competizione.-
L’obiettivo è divenuto l’indottrinamento a senso unico da parte di un corpo insegnante a volte sciatto e politicamente militante, reclutato, in prevalenza, anziché con rigide procedure concorsuali, attraverso forme di cooptazione.-
Nel campo degli studi superiori si è affermata una Università di massa, cresciuta secondo il modello sessantottino, incapace di assicurare la formazione selettiva necessaria, poiché al suo interno ha dilagato il nepotismo dei vari baroni locali, a scapito della qualità del corpo accademico e con la conseguente penalizzazione della ricerca scientifica.-
Se l’Italia ha dovuto cedere posizioni nel campo artistico e culturale non è tanto per la mancanza di un progetto culturale unitario, quanto per il successo di una accorta regia che aveva come obiettivo la disarticolazione e la perdita di identità della nostra tradizione.-
Un analogo fenomeno si è registrato anche in campo economico con la complicità di una classe imprenditoriale miope ed egoista.-
Durante l’allegra e lunga stagione dominata dalla convinzione della superiorità della economia mista pubblico-privato e della teoria Keinesiana del deficit-spending, al gusto del rischio ed alla cultura del mercato, si sono sostituti i concetti di protezione di nicchia e di salvaguardia degli occupati, anche a costo della antieconomicità, della penalizzazione dei giovani in cerca di prima occupazione, e, sovente, si è favorita la finanza rispetto all’industria.- Uno scellerato patto a tre fra sindacati, organizzazioni imprenditoriali e governo, chiamato pomposamente “concertazione”, da un lato, ha disastrato le finanze pubbliche, dall’altro, ha fatto perdere competitività internazionale alle nostre aziende, che con l’avvento della globalizzazione, non sono state in grado di reggere la concorrenza.-
Il capitalismo delle grandi famiglie tuttavia non ne ha risentito, perché gli utili delle attività industriali sono stati convertiti in utili finanziari.-
Con il prevalere della legislazione comunitaria, tuttavia è venuta meno la possibilità di elargire aiuti di Stato, rendendo palese la fragilità del sistema italiano.- Ne ha pagato il prezzo maggiore la componente più vivace del nostro apparato produttivo, costituita dalle piccole e medie imprese, mentre per il grande capitale c’è stato l’affare delle “privatizzazioni all’italiana”.-
L’operazione più vistosa è stata quella di Telecom , rispetto alla quale lo scandalo Enimont (definito la madre di tutte le tangenti) impallidisce e sembra una esercitazione da dilettanti.-
Poi è venuta la privatizzazione delle autostrade e quella delle grandi banche, il cui capitale era in mano all’IRI o al Tesoro.-
Attraverso una contorta, ma accorta, procedura si è fatto in modo che, con investimenti sostanzialmente modesti, grandi istituzioni finanziarie finissero nelle mani di partiti o aree politiche ben identificate,o di pochi imprenditori, sovente molto indebitati con le stesse banche, di cui acquisivano il controllo.- Strumento di tale complessa manovra sono state normalmente le Fondazioni, tranne le poche che sono riuscite a sfuggire allo occhiuto e stringente controllo di chi ha governato il perverso fenomeno.-
Anche la recente importante fusione Intesa-San Paolo vede come nucleo duro dell’azionariato alcune grandi fondazioni, che, uscite dal mondo del credito dalla finestra, ne rientrano dalla porta, divenendo arbitre degli equilibri della seconda banca italiana, una delle più importanti dell’Unione Europea.- Se tale operazione è riuscita, è perché ha avuto quale regista un grande esperto di partecipazioni statali come Romano Prodi.- L’altra grande concentrazione tra Unicredito e Capitalia è stata la risposta necessaria.- Anche essa, pur essendo stata realizzata in una logica di mercato, ha dovuto cercare le necessarie coperture politiche.-Tali concentrazioni si preparano a competere per il nuovo shopping bancario, ma soprattutto per muovere l’assalto, che si prevede all’arma bianca, a Mediobanca Generali ed RCS, approfittando dell’ assenza dalla partita del gruppo Fiat, concentrato nel mercato dell’industria automobilistica.-
Il risiko bancario resta fondamentale per le altre grandi partite aperte: da una parte la irizzazione, attraverso il “Fondo 2 i” che fa capo alla Cassa Depositi e Prestiti (ancora una volta alleata con le Fondazioni e con le banche) delle grandi reti (gas, acqua, energia, telefonia fissa) e dall’altra l’assegnazione ad alcuni sodali di Palazzo Chigi, di Finmeccanica, di Alitalia e del trasporto ferroviario passeggeri nell’area dell’alta velocità.-
La liberalizzazione dei servizi pubblici locali è per il momento accantonata per la resistenza dei Comuni, che non intendono rinunciare al grande potere clientelare ad essi legato.- Per tutti gli altri, cioè per il vasto mondo delle PMI, non rimane che la delocalizzazione delle proprie fabbriche in Cina, in India o nei paesi dell’Est europeo, oppure un destino che progressivamente le metterà fuori mercato, a causa di una pressione tributaria insostenibile e della minaccia costante di indagini fiscali così penetranti, da rischiare la paralisi delle aziende.- In Italia, ove tradizionalmente, a differenza dei paesi anglosassoni, la diffusione della stampa, quotidiana in particolare, era modesta, la informazione era riservata ad una limitata classe culturalmente più evoluta.-
L’irrompere della televisione ha portato l’informazione in tutte le case, e questo è stato positivo, ma senza l’approfondimento necessario per sviluppare lo spirito critico.- Anzi si è concentrata principalmente sulle vicende più scandalistiche alla spasmodica ricerca di scoops in grado di fare impennare l’audience.- Così la televisione ci ha abituati ad immagini truculente, alla spettacolarizzazione della cronaca, a processi di piazza, al trionfo del gossip, alla spregiudicata violazione del privato, a linguaggi coloriti e diretti.-
Tutti fattori in gran parte responsabili del proliferare, per spirito di emulazione, di molti comportamenti violenti, dei quali abbiamo notizia ogni giorno.- Il bombardamento televisivo ha determinato le mode ed omologato i comportamenti ed i gusti, soprattutto delle masse giovanili.-
I nuovi modelli sociali più diffusi vengono dai reality, dalle fictions, dalla debordante attenzione per il calcio e per il suo mondo di giocatori, allenatori ed esperti, dalla chimera di avere accesso alle nuove professioni di valletta, (o valletti) e di veline.- I grandi personaggi, capaci di orientare masse non indifferenti di persone, sono i presentatori e gli anchor men, che sovente raggiungono una popolarità pari a quella di cantanti e subrettes.- La TV ha creato un mondo catodico onnipotente, che ha acquistato uno smisurato potere nella società contemporanea, generando dei mostri.-
Tutto e tutti si sono dovuti piegare a questo dominio:dal mercato allo spettacolo, dallo sport alla politica.-
La realtà ormai ci appare quasi esclusivamente attraverso la mediazione della televisione, che spesso, come un vetro convesso, ce ne fornisce una interpretazione distorta.-
La informazione politica e la “formazione” delle relative opinioni è affidata ai talk shows, per cui si può senz’altro affermare che, soltanto quelle formazioni politiche e quei personaggi che appartengono alla ristretta cerchia di coloro che sono ammessi al salotto di Vespa, alla piazza di Floris, al teatro di Costanzo e all’arena di Mentana, esistono.- Tutto il resto semplicemente non c’è.- Non conta la forza delle idee, la consistenza e credibilità dei progetti, il background culturale, la qualità della classe dirigente.- Vale soltanto il numero delle presenze in TV, i minuti messi a disposizione, talvolta la capacità comunicativa verso la massa o la irruenza degli interventi.-
Chi ha capito prima e meglio, ha saputo sfruttare il fenomeno e ne ha avuto i maggiori vantaggi.- Gli altri sono stati costretti a rincorrere per adeguarsi.- La cosiddetta Seconda Repubblica, più che dai referendum o da tangentopoli, deriva dal fenomeno televisivo, che è decisamente il principale terreno sul quale si gioca la partita del potere in Italia.-
Con la complicità di sistemi elettorali che lo hanno favorito, la politica si è trasformata in corrida mediatica, in scontro di opposte tifoserie.- In realtà i dibattiti televisivi, più che a convincere, servono a motivare le proprie truppe, né più né meno come alle varie trasmissioni sul calcio.-
Chiunque sia fuori dal grande circo televisivo, non è altro che un profeta disarmato.- Può avere ragione e convincere soltanto se stesso o gli intimi del proprio ristretto club, o avere torto, ma non saperlo, perché nessuno è disposto a confrontarsi con lui.- Questo ha determinato la fine della politica al cui posto si è insediata quella che possiamo definire come la “postpolitica”,che di quella vera è solo l’ombra, la finzione mediatica.
Scriveva Alexis de Tocqueville che autorità e responsabilità sono due facce della stessa medaglia: non può esistere l’una senza l’altra. La società in cui viviamo è stata tutta protesa a rendere sempre più complesso e articolato ogni processo decisionale, fino a pervenire alla frantumazione della responsabilità.
È ovvio che tutto ciò ha prodotto un correlativo processo di caduta dell’autorità.
Questo fenomeno, che inizialmente ha riguardato la Pubblica Amministrazione, progressivamente ha dilagato anche nel campo economico ed in quello politico, finendo col delegittimare, agli occhi dei cittadini, una intera classe dirigente. La scomparsa delle grandi figure dei cosiddetti padri della Patria, da Croce a De Gasperi, da Einaudi a Bobbio, ha determinato l’oblio del concetto di autorevolezza, che era qualcosa di più della stessa autorità. Era infatti la sintesi tra la grande saggezza, la cultura, il senso dello Stato, ma, soprattutto, l’alta coscienza morale. Ha quindi ragione Pietro Citati quando afferma che nella società odierna non sono più rinvenibili autorità ed autorevolezza, ma emerge uno sterminato, indistinto potere.
Nel momento in cui la politica ha rinunciato al proprio primato, era evidente che la stessa, oltre ad inquinarsi, avrebbe perso, come ha perso, autorità. Venuta meno, purtroppo da tempo, l’austera categoria dei grandi burocrati, che si erano formati alla scuola di Quintino Sella e che si sentivano investiti della funzione, quasi sacrale, di essere i custodi del principio della sana amministrazione, emerge sempre più una nuova burocrazia tutt’affatto diversa. Quella che nel dire di no, nel rallentare, nel complicare ogni cosa, ha affermato un nuovo enorme potere, a volte, fonte di corruzione.
La macchina statale, pertanto, anziché semplificarsi, si è andata sempre più complicando, proprio per aumentare a dismisura tale potere, con la complicità, sovente inconsapevole, talvolta dolosa, in quanto correa, del mondo politico.
Ecco perché di fronte alla esasperazione dei cittadini vessati, anche modesti, impercettibili segnali in direzione delle liberalizzazioni, vengono accolti dal pubblico con attenzione, ancorché si tratti di iniziative che colpiscono esclusivamente le categorie più deboli, evitando di sfiorare i grandi interessi.
In un’epoca in cui l’autorità e l’autorevolezza non sono che un ricordo, è logico che si espanda sempre più un potere opaco, molle e strisciante, ma onnivoro, trasversale ed infinito, che è il migliore terreno di coltura per anestetizzate la democrazia e scivolare verso l’autoritarismo.-
In nome della governabilità e della maggiore efficienza dell’esecutivo, si è progressivamente marginalizzato il Parlamento, che è diventato nient’altro che un votificio, ove vige la regola della cieca obbedienza ai capi dei partiti e delle coalizioni, pena la non inclusione in liste, che vengono confezionate dalle gerarchie politiche dominanti.- Così, in pratica, potere esecutivo e potere legislativo si sovrappongono e, grazie ad un perverso intreccio tra politica, imprenditoria e finanza, cui fanno capo i media più importanti (televisione e stampa quotidiana e periodica) l’impianto costituzionale della separazione dei poteri è, di fatto, saltato.- Col potere giudiziario, a seconda dei gruppi al Governo, vi è una alternanza di connivenza o di scontro frontale; anche questo inammissibile e pernicioso per le istituzioni e per la vita democratica.-
La società moderna impone efficienza e trasparenza nei servizi pubblici.- Per una sorta di retaggio medievale invece in Italia, dai trasporti agli acquedotti, dai servizi al cittadino alla sanità, si sono creati apparati costosi e scarsamente produttivi, ove una burocrazia mediocre si guarda bene dall’essere al servizio del cittadino.- Si è così reso urgente un processo di sbrurocratizzazione e liberalizzazione, che riduca i costi per i consumatori, intervenendo soprattutto sotto il profilo della velocizzazione delle risposte.-
La lotta alle rendite parassitarie legate alla corruzione nell’esercizio del potere, non può essere affidata esclusivamente alla magistratura, ma impone una radicale trasformazione della macchina statale.-
Retaggi di cultura vetero comunista e pregiudizi clericali impediscono un approccio laico al problema della moralità pubblica, che non può dipendere da un fatto culturale o coscienziale, ma che deve essere una regola che discende dai valori civici di uno Stato e dalle sue leggi.- Se sapremo resistere alla tentazione di demonizzare l’avversario, come il diverso, attraverso la tolleranza ed il rispetto, potremo inaugurare una nuova stagione basata sul confronto e non sullo scontro, sulla affermazione delle proprie idee e non sulla sopraffazione.-
Fino a quando la eticità ed il senso civico non saranno considerati bene comune e patrimonio di civiltà dell’intera società, il nostro non potrà essere un Paese normale.-
L’Italia uscita dalla drammatica sconfitta nel conflitto mondiale, dalla guerra civile, dalla distruzione morale e materiale, per quasi mezzo secolo fu impegnata in una complessa opera di ricostruzione, di ripresa economica, di riorganizzazione dello Stato.- Non mancarono momenti terribili, come il decennio successivo alla cosiddetta rivoluzione giovanile del sessantotto.-La rivolta, sostenuta organizzativamente e politicamente da alcuni servizi dei regimi del blocco comunista basata su un generico ribellismo contro la società borghese, il profitto, il benessere, l’autorità, degenerò rapidamente in una forma di terrorismo brutale, che insanguinò il Paese.- Per una intera generazione di giovani, si aprirono le porte del carcere, (tranne pochi vigliacchi che scelsero la via della fuga) il fallimento nella vita lavorativa e di relazione, la scoperta della scorciatoia della droga.- Un prezzo altissimo, che, insieme alla caduta generalizzata dei valori della fase operosa del dopoguerra, comportò un inquinamento della politica, che ne uscì trasfigurata.-
Venuta meno la fase esaltante dello scontro ideologico, che aveva rappresentato la migliore espressione di un confronto culturale, con effetti anche pedagogici, vi fu un progressivo allontanamento dei giovani dai partiti e si aprì una stagione di apatia rassegnata, dalla quale la gioventù italiana non si è mai ripresa.- Senza più una spinta ideale, a destra, l’attività politica apparve come una possibilità di carriera.- A sinistra, dopo la caduta dell’utopia comunista, che pure aveva animato molte generazioni fino alla esasperazione della via rivoluzionaria, non rimase che il deserto ideologico e la delusione verso l’impegno politico.-
Eppure l’Italia, nonostante gli errori e la corruzione che determinarono la caduta del prestigio della sua classe dirigente, aveva raggiunto una posizione di primo piano tra le grandi potenze economiche del pianeta.-
Ma la impossibilità di una alternativa di potere ed, allo stesso tempo, un assemblarismo sempre più diffuso per consentire all’opposizione di partecipare alla gestione del potere, accelerò il crollo del sistema.- D’altronde, venuta meno la pregiudiziale che discendeva dagli accordi di Yalta, la classe dirigente comunista, avendo cambiato denominazione al partito, dopo l’89, premeva per arrivare al Governo.- Grazie a complicità internazionali, all’azione di alcune procure che tennero indenne il PCI dalle responsabilità che aveva al pari degli altri partiti e sull’onda emotiva delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio del ’92, fu tenuto sotto scacco il Parlamento per due anni e si consumò un vero e proprio colpo di Stato in sordina.-
La responsabilità di settori della magistratura, di Scalfaro, di alcuni media e di attenti burattinai rimangono consegnate alla storia, perché ancora è troppo presto per un esame sereno di quella non gloriosa stagione.-
In una Italia in piena crisi di identità culturale, economica e sociale, una potente azione mediatica, diretta sapientemente da Scalfari e Montanelli, decretò la fine della Prima Repubblica, senza avere chiaro il progetto su cui costruire la seconda.- Cosicché la lunga transizione, dopo quasi un quindicennio, non appare terminata.- Achille Occhetto, con una ingenuità pari all’arroganza, lanciò verso la sconfitta la sua gioiosa macchina da guerra, mentre l’abile Berlusconi, che meglio aveva capito il ruolo dei media e la logica del nuovo sistema elettorale, si pose come interprete dei sentimenti e dei risentimenti dei moderati, rimasti orfani dei loro partiti e fece irruzione nella politica, sbaragliando il campo.- Col suo avvento, trionfò l’antipolitica, fatta di richiami calcistici, di conventcions, di gadgets e populistici bagni di folla plaudente, senza partecipazione effettiva ai processi decisionali.-
Chi voleva la fine della Politica, era riuscito nel proprio intento.- La cooptazione dei parlamentari, anziché la loro elezione, ha ridotto il Parlamento ad una mera funzione notarile di ciò che decidono i vertici delle coalizioni o dei partiti.- Gli stessi soggetti politici minori, satelliti delle grandi formazioni, vivono della loro capacità di ricatto, poiché possono, anche con una piccola percentuale, fare la differenza.- I partiti, al loro interno, sono divenuti strutture burocratiche, che hanno abolito ogni forma di democrazia interna.-
Esaurita la fase del reclutamento per motivazioni ideali e culturali, il ceto politico è popolato, da servitori, maggiordomi, questuanti, sodali, subrettes.- La stagione dei nani e delle ballerine, inaugurata da Craxi, è ormai la regola.- In periferia, e principalmente nel Sud, si accostano alla politica in prevalenza giovani disoccupati, che, avendo una vasta parentela, vedono nella elezione a consigliere di circoscrizione, del Comune, della Provincia, delle comunità montane, la possibilità di ottenere uno stipendio, che altrimenti non riuscirebbero a guadagnarsi.- Così il costo della politica, tra aumento degli emolumenti ai suoi addetti e finanziamento ai partiti, è cresciuto a dismisura, alla faccia di un referendum popolare che si era pronunciato negativamente.-
Paradossalmente, la seconda Repubblica, sorta dal bisogno di moralizzare la vita pubblica, si è trasformata in una macchina per l’occupazione e l’uso spregiudicato del potere.- Palazzo Chigi, ormai è opinione diffusa, si è trasformato in un Merchad Bank.-
Morta la politica, ne ha usurpato il ruolo la “post-politica”, affidata ai media, caratterizzata dalla scomparsa di ogni elaborazione, ma dove tutto è propaganda: si investe in pubblicità, basata su slogan ripetitivi e insulti agli avversari, per raccogliere potere.- Il Palazzo è ricattato dalle corporazioni, e dalle mobilitazioni di strada.-
In un simile quadro di perdita di ogni riferimento culturale, di precarietà economica, di disgregazione civile e di trasfigurazione della politica, non ha torto chi ritiene la nostra stessa libertà in pericolo, anche per il riemergere di un filone terroristico che potrebbe collegarsi con una piazza turbolenta e minacciosa.- Il nostro futuro, e ancor più quello delle prossime generazioni, appare incerto.-
La forza del Governo Prodi è la sua debolezza, che consiste nel ricatto: o me o si ritorna a Berlusconi! – In questo contesto non importa che abbia deluso sia i moderati per non avere fatto le riforme promesse che la sinistra antagonista perché ha potuto accoglierne le richieste solo in minima parte.
Un Governo che ha scontentato il nord e la parte produttiva del Paese perché, anziché sfruttare la congiuntura economica favorevole con un alleggerimento della pressione fiscale, l’ha invece ulteriormente appesantita, ma non è riuscito neppure a soddisfsre i ceti meridionali più deboli in mancanza delle risorse per nuovi provvedimenti assistenzialistici.- Anzi, con il blocco degli investimenti pubblici, rischia di trovarsi di fronte a nuova disoccupazione e nuove sacche di povertà.-
L’insoddisfazione verso il centro-sinistra uguale e contraria a quella registrata negli anni scorsi verso il centro-destra, riporta il pendolo verso quest’ultimo, che quindi preme per le elezioni anticipate, senza avere potuto compiere una approfondita analisi delle ragioni della sconfitta dello scorso anno.-
Nelle regioni del Nord ha ripreso fiato la Lega che, più e meglio di altri, sa parlare alla pancia di quei territori.- Assistiamo così ad episodi deplorevoli, quale l’occupazione dei banchi del Governo a Montecitorio o l’aperta istigazione alla rivolta fiscale.
Le componenti moderate sono uscite sconfitte dalle elezioni amministrative.-
Il Partito Democratico, prima ancora di essere tenuto a battesimo, ha subito una sconfitta dalla quale difficilmente potrà riprendersi.-
Il rischio è che, ove la situazione dovesse precipitare, un centro destra che non ha definito una piattaforma programmatica comune, tornerebbe al Governo con tutte le contraddizioni irrisolte del quinquennio precedente e con una componente qualunquista ed antipolitica più forti, quindi con la certezza che, in tempi brevi, gli umori degli italiani si orienterebbero nuovamente in senso contrario.- Invece il Paese, per riagganciare le altre grandi economie mondiali, dopo un lungo periodo di opacità, avrebbe bisogno di una “rivoluzione liberale”.-
L’insorgere di una vera “questione settentrionale”, che si sostanzia nella richiesta del “federalismo fiscale”, non può essere bilanciata, nel Mezzogiorno, che con politiche di sviluppo in grado di creare nuova occupazione.- Superando le vecchie logiche stataliste e clientelari, presenti in ampi settori della sinistra, come della destra, un meridione affrancato dal problema della disoccupazione, cambierebbe orientamento politico, come il Nord.-
L’unificazione economica e politica del Paese può avvenire soltanto attraverso politiche di riduzione del carico fiscale, parallele alla riduzione della spesa pubblica.-
Oscar Giannino nel suo recente saggio: “Contro le tasse – Perchè abbattere le imposte si può”, si scaglia contro la “tassazione vorace” che divora le risorse economiche del popolo e delle imprese.- La maggior parte delle nazioni dell’area OCSE hanno diminuito notevolmente la pressione fiscale, producendo ricchezza e sviluppo.- In Italia il prelievo fiscale è il più alto d’Europa, tenendo conto che non solo è salito fino al 44% del PIL, ma, poiché il PIL calcola anche l’evasione fiscale, che ammonterebbe a 270 miliardi di Euro ( cioè circa il 10% del PIL), la pressione reale, per chi paga le tasse, risulta del 54/%.- Poiché questo carico fiscale enorme serve a finanziare una spesa pubblica che si aggira sul 48% del PIL, costituita in gran parte da sprechi e che produce servizi di bassa qualità e altissimo costo, bisognerebbe ridurla per riprendere il sentiero della crescita, attenuare il divario con le economie trainanti del mondo e quelle emergenti d’Europa, garantire maggior dinamismo sociale e assicurare maggiore libertà agli individui.-
D’altronde è ormai dimostrato che il processo virtuoso assicurato dalla riduzione della pressione fiscale, produce maggiore reddito, come è avvenuto nei paesi OCSE, ove, a fronte di una riduzione media di 10 punti percentuali, sia delle aliquote sul reddito d’impresa che di quelle delle persone fisiche, il gettito è salito dal 32% al 41% del PIL,
ciò grazie non solo alla maggiore crescita, ma alla emersione dell’imponibile nascosto, come è avvenuto per esempio in Irlanda.-
Ribadiamo quindi la nostra antica e sempre valida proposta di porre un limite costituzionale alle aliquote più elevate e di trasferire gran parte della imposizione dalle dirette alle indirette, consentendo ai cittadini di detrarre dal carico fiscale una quota significativa dei loro consumi, come stimolo alla propensione per una maggiore circolazione della ricchezza, ma, soprattutto, come unico vero strumento efficace contro l’evasione fiscale.-
Nel campo societario dovranno essere soppressi i privilegi delle cooperative rispetto alle altre forme societarie.-
Una manovra importante sul versante della riduzione della pressione fiscale, tuttavia, non è pensabile, nel breve periodo, senza una sostanziale politica di drastici tagli alla spesa pubblica.-
Molte ed ampie sono le aree nelle quali lo Stato deve ritirarsi, per cedere funzioni e servizi ai privati, che potrebbero effettuarli meglio e con costi molto inferiori, cominciando dai servizi pubblici locali, ma proseguendo col catasto, con le conservatorie dei registri immobiliari, le carceri, la manutenzione degli edifici pubblici, la radio-telediffusione, il trasporto aereo, le reti: idrica, elettrica, ferroviaria e di distribuzione del gas.- Una imponente privatizzazione e liberalizzazione per ridurre col ricavato il debito pubblico ed i trasferimenti ai comuni, che vedrebbero ridotti i propri oneri.- Bisognerebbe in tempi rapidi abolire le province e limitare ai capoluoghi di regione le prefetture.-
Si parla tanto, forse troppo, di riduzione dei costi della politica, soffermandosi sulle indennità parlamentari.- Si può pretendere che i deputati assicurino, come dovrebbe essere, il tempo pieno, se le relative indennità dovessero essere inferiori a quelle di un comune dirigente?
Bisognerebbe invece ridurre alla metà il numero dei deputati e dei senatori.- E’ scanda-loso inoltre il costo delle autonomie locali, ove andrebbe drasticamente alleggerita la composizione dei consiglieri e delle giunte, le cui indennità sono lievitate in modo inaccettabile.- I Consiglieri di circoscrizione o comunali fino ad una certa soglia non dovrebbero ricevere alcuna remunerazione.-
C’è stato un referendum in cui gli italiani si sono pronunciati contro il finanziamento pubblico dei partiti.- Nella cosiddetta seconda repubblica tale finanziamento ha invece raggiunto livelli precedentemente impensabili e che superano ogni limite di decenza.-
Sicurezza, giustizia ed istruzione, che sono i compiti fondamentali dello Stato, vanno radicalmente riformati.-
Separazione netta delle carriere tra PM e giudice, immediata comunicazione di garanzia all’indagato, riduzione drastica delle intercettazioni, riforma del CSM, eliminazione della distinzione tra giustizia ordinaria ed amministrativa, affidamento alle parti della gestione della istruttoria nei processi civili, devono essere il cardine delle riforme giudiziarie.-
Per quanto attiene alla istruzione pubblica va abbandonata la attuale logica di limitarne la funzione a quella avvilente di diplomifici.- Le nostre Università devono divenire “accademie del sapere” in grado di formare giovani di qualità, che saranno contesi sul mercato del lavoro.- Quindi insistiamo per l’abolizione del valore legale dei titoli di studio, compiendo ogni sforzo per l’alta formazione di qualità, anche in raccordo col mondo della produzione.-
Lo Stato deve, con rigore e professionalità, assicurare livelli di sicurezza eguali in tutto il territorio nazionale, esercitando una attività di prevenzione e repressione adeguata, necessaria sia nei confronti di una immigrazione clandestina sempre in crescita, che rispetto alla criminalità organizzata.- Non è accettabile che in Campania, come in Calabria, perché amministrate dalla sinistra, debbano liberamente prosperare la camorra e la ndrangheta, laddove, in passato, quando si registrarono emergenze analoghe in Sicilia, fu mandato l’esercito con risultati significativi.- Non si può dire che un fenomeno secolare come la mafia, sia stato debellato, ma, certo, lo Stato è riuscito ad imporre la legalità e ad affermare la sua supremazia rispetto all’antistato.-
Lo Stato deve invece rilanciare gli investimenti in infrastrutture (cominciando dalla TAV e dal Ponte sullo stretto di Messina) e coniugare lo sviluppo con l’ambiente.-
Il “verde politico” è il maggior nemico del “verde naturale”.- L’ambiente, insieme al turismo e alla cultura sono le più grandi occasioni di sviluppo per il Mezzogiorno.-
In una società che si ponga come primario obiettivo la tutela del cittadino come individuo, devono esservi norme in grado di tutelare la privacy di ciascuno.-
Quello italiano è il popolo più intercettato del mondo, con costi enormi e la mortificazione del privato di ognuno di noi (mentre stiamo parlando, almeno un milione di italiani è intercettato).- Siamo quotidianamente infastiditi da telefonate, sms, e-mail commerciali, non graditi e nessuno si preoccupa di sanzionare questi comportamenti.-
Mentre su altri versanti, la nostra è una società piena di divieti.- Bisognerà inserire nella Costituzione, a garanzia della nostra libertà, che tutto ciò che non è vietato, deve considerarsi lecito.- Troppa discrezionalità della P.A ., troppa invadenza, hanno finito col mettere in pericolo la libertà del singolo.-
Per questo abbiamo scelto come motto del congresso:”difendi la tua liberta”.- Non potremo archiviare realmente il nostro passato statalista, se non sapremo garantire la supremazia del merito, della qualità, del privato, rispetto al pauperismo ed all’egualitarismo, il rischio, rispetto alla protezione, il coraggio e la fantasia, rispetto alla logica del precariato clientelare.- Non c’è libertà senza competizione!
C’è bisogno di un soffio di libertà, la libertà di competere, di rischiare, di scommettere sul proprio talento, libertà del frutto del proprio lavoro, in una società che garantisca sicurezza e certezza del diritto.- Libertà di perseguire il proprio sogno di felicità, in una società che consenta di correre liberamente diseguali.-
Non basta per realizzare questo obiettivo liberarsi del Governo Prodi.- Ci vogliono idee nuove, che l’attuale centro destra, negli anni in cui ha governato, ha mostrato di non avere.- Bisogna pensare ad una grande alleanza tra i ceti più attivi della società italiana e quelli più deboli, promuovendo il localismo e lo spirito di iniziativa diffuso, ma, innanzi tutto, ridimensionando, o del tutto eliminando, i privilegi corporativi esistenti e le rendite parassitarie riservate a sindacati e cooperative, come a finanzieri più o meno improvvisati, ma molto legati a settori politici, a fondazioni bancarie, a consorterie trasversali che, da troppo tempo, detengono una ipoteca di potere sulle nostre più importanti istituzioni.-
E’ ovvio che al primo posto deve esserci la riforma della politica .- Tale riforma passa attraverso la attuazione di alcuni precetti fondamentali, come l’art. 49 della Costituzione.- Non è accettabile che i partiti, organi di grande rilievo costituzionale, siano privi di regolamentazione.- La questione assume maggiore urgenza dopo che la recente riforma elettorale ha abolito il voto di preferenza .- Urge quindi uno “statuto giuridico” che garantisca la democraticità di tali soggetti e delle loro norme di funzionamento interno, per evitare che non solo la formazione del Governo, ma la stessa rappresentanza parlamentare, siano lasciati all’arbitrio di pochi, espropriando di fatto, al popolo la sua sovranità.-
Allo stesso modo dovrà provvedersi, senza indugio, all’attuazione degli artt 39 e 40 sui sindacati, rendendone trasparenti i bilanci e sottraendo ad essi ed ai loro patronati gli attuali anacronistici sussidi e privilegi.-
Siamo inoltre convinti che le necessarie riforme istituzionali vadano affidate ad una assemblea costituente, le cui conclusioni dovranno, anche per capitoli separati, essere sottoposte al voto di un referendum confermativo popolare.- Tale assemblea dovrà, una volta per tutte, compiere una definitiva scelta in materia di sistema elettorale, che andrà costituzionalizzato.- Siamo aperti ad ogni ipotesi di modernizzazione e semplificazione della macchina statale, prevedendo una modifica delle funzioni e delle competenze dei due rami del Parlamento, purchè si tratti di riforme coerenti e compatibili.-
Altrettanto valga per l’esecutivo.- Non escludiamo l’ipotesi di scelta diretta del premier, ma con un bilanciamento che preveda la non contestuale elezione del Parlamento ed una netta separazione tra potere legislativo ed esecutivo.-
Quello che va superato al più presto è il deleterio bipolarismo all’italiana che, produce coalizioni non in grado di governare.-
L’Italia dovrà riprendere il ruolo che le compete nel percorso, inceppatosi da troppo tempo, della costruzione europea, ripartendo dalla visione lungimirante di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli.-
L’Europa politica che noi sogniamo, non è quella dei burocrati di Bruxelles, né quella dei ragionieri di Francoforte e neanche quella, sbrodolosa e all’insegna della mediazione infinita, della cosiddetta Costituzione solennemente approvata dai capi di Stato e di Governo e poi bocciata da francesi e olandesi.- Ci vuole una vera Costituzione di pochi articoli, che trasferisca realmente alcuni poteri (difesa, politica estera, alcuni aspetti della politica economica, della sicurezza e della giustizia) ad una realtà sopranazionale , con un proprio Governo ed un proprio Presidente.- Il Parlamento deve avere i poteri di una vera assemblea parlamentare, trasformando il Consiglio in una sorta di secondo ramo.-
Nell’anno in cui è stato celebrato il cinquantenario dei trattati di Roma, non possiamo che ricordare, con orgoglio, che il grande disegno dell’Unione Europea fu concepito in Italia e che l’artefice fu il ministro liberale Gaetano Martino, che, insieme ad altri liberali come Spaak ed uomini di cultura cattolico liberale, come De Gasperi, Chuman e Adenauer, pose le basi a Messina, e, dopo, con il trattato di Roma, dette vita alla costruzione europea.-
Nel 2009 avremo una grande opportunità.- Insieme agli amici repubblicani ed alle altre forze che vorranno unirsi al progetto, potremo scendere in campo con una lista della federazione liberaldemocratica, cui abbiamo dato vita ed alla quale (insieme agli amici del PRI Nucara, LA Malfa e del Pennino) stiamo lavorando.- Una esperienza nuova.-
Non più la semplice somma di PLI e PRI, che abbiamo sperimentato altre volte senza fortuna.- Ma un soggetto politico federato autonomo, collegato col Partito Liberale Democratico e Riformatore Europeo, che possa farsi promotore e sostenitore di un nuovo grande progetto deferalista europeo e che, in Italia, dia vita a quel soggetto liberaldemocratico, da molti invocato e di cui, nella crisi attuale delle istituzioni, si sente la mancanza.-
Se è vero che l’Italia ha bisogno di una rivoluzione liberale, è certo che essa non potrà avere luogo senza un soggetto, riconoscibile e politicamente forte dei liberali organizzati.-
Questo al di la della nostra transitoria vicenda di partito politico, è ciò a cui stiamo lavorando.- Ci rifacciamo ai principi ed ai valori della dichiarazione di Oxford, allegata al nostro statuto, che impone una nuova eticità della politica, una laicità ugualmente antilaicista come anticlericale.- Non ci piacciono le invettive delle gerarchie ecclesiastiche sulle scelte che riguardano il costume, le abitudini sessuali, la program-mazione familiare e la formazione responsabile dei cittadini, ma non ci piace altresì la speculazione, violenta, estremista, eccessivamente ostentata e faziosa delle manifestazioni di Piazza Navona e del Gayprade.- Laicità come la intendiamo noi, è tolleranza e moderazione, e intransigente rispetto della libertà individuale.-
Meno lo Stato interferisce in queste materie, meglio è.- Delicato e importante è il ruolo dei partiti, che devono preparare (come hanno fatto per circa cinquant’anni) ad una “cit-tadinanza responsabile”.- Infatti la “vera legittimazione” è garantita da una “società partecipativa”.- La Democrazia liberale non è una sorta di delega in bianco consegnata per un quinquennio alla coalizione vigente, ma un complesso rapporto partecipativo, di cui il voto è uno, magari il più importante, dei momenti, numerosi e diversi, in cui il cittadino deve esercitare il suo controllo sulla classe politica.-
Un cittadino protagonista che, nella società del fare, esercita fino in fondo le sue prerogative, rivendica i propri diritti e li riconosce a sua volta.-
Un cittadino senza tutori, padrini, padroni, protettori, che ha affidato a se stesso il compito di affermarsi e crescere, con eguali punti di partenza, ma diseguale nella corsa della vita, all’insegna della libertà.- Una libertà assoluta, che può dare un senso di vertigine, ma che per questo da un senso alla vita.- La Democrazia liberale impone una nuova e insieme antica eticità, quella che oggi sembra scomparsa.- Non il falso moralismo imposto dalla autorità religiosa, cattolica o islamica, integralista o fondamentalista, o quella dei retrobottega moralisti postcomunisti, ma la moralità dell’individuo che rende conto solo a se stesso, alla sua coscienza.-
Una società così fatta impone una grande riforma culturale e di costume.- Perché non pensare, come nella democratica società americana, ad introdurre un sistema sanzionatorio per chi mente, riconoscendo il valore, anche civile, di colui che ha il coraggio della verità, anche la più scomoda, la più cruda, la più umiliante?.- Si tratta di trasformare l’idea che abbiamo dell’eroe, che non deve essere sempre un vincente, portato in trionfo sugli scudi, ma anche un uomo piccolo, che compie umilmente, ogni giorno, una grande, perché coraggiosa, azione di verità.-
Quella liberale è prima una visione della vita e dell’organizzazione sociale, che un progetto di governo del Paese.- Un’idea innanzitutto di responsabilità verso la Nazione.-
Questo si aspettano i giovani, oggi lontani da una politica tutta dedita ad affari e potere e così poco attenta al bisogno di utopia, che pure c’è nella fantasia di ogni giovane coscienza.- Ogni singolo nuovo cittadino, che si avvia a vivere l’avventura della vita, da protagonista la il diritto-dovere di partecipare alla vita politica del Paese e di assumersi la responsabilità di scelte consapevoli.- Queste, quando riusciamo a parlare al cuore sono affascinanti e coinvolgenti.-
Il nostro partito, che è il più antico della storia del nostro Paese, è anche il più diverso.- Lo abbiamo sciolto quando pensavamo che si fossero create le condizioni per realizzare un partito liberale di massa, in grado di superare il confine, cui per troppo tempo eravamo stati condannati, di essere minoranza, autorevole, rispettata, ma minoranza.-
Lo abbiamo ricostituito quando ci siamo accorti che tra i tanti partiti della seconda repubblica, che si dicevano liberali, nessuno lo era veramente.- Abbiamo svolto in questi anni una funzione di testimonianza, spesso sottovalutata, ma che è stato un importante presidio per un patrimonio politico, storico e morale inestimabile, e non ce siamo pentiti.- Anche la delusione di aver dovuto prendere atto che chi ci aveva blandito, noi e le nostre idee, per averci nella propria coalizione, non ha poi mantenuto i patti solennemente confermati dinanzi all’intero Consiglio Nazionale, non ci ha fatto fare un solo passo indietro.-
Abbiamo dato i nostri voti, pochi, nelle circoscrizioni in cui siamo riusciti a presentare le liste senza l’aiuto di nessuno, alla coalizione con cui avevamo stretto l’alleanza.- Se ci fosse stato accordato l’aiuto promesso per la raccolta delle firme nelle altre circoscrizioni, il risultato elettorale sarebbe stato ribaltato a favore del centro-destra.- Certo, non possiamo negare che da quel grave tradimento della parola data il partito ha risentito e non si è ancora del tutto ripreso.-
Ciò non toglie che abbiamo l’obbligo, morale prima ancora che politico, di fare la nostra parte.- Per questo intendiamo proporci, dopo questo congresso, come partito – non partito. – Cioè innanzi tutto luogo dove si coltivano le idee liberali e si lavora per riunire tutti coloro che in queste idee si riconoscono, anche se contingentemente militano in altre formazioni.- Il nostro obiettivo è di guardare lontano, operando su questioni concrete.-
Nei prossimi mesi daremo vita ad una serie di iniziative tematiche, rivolte a tutti coloro che le dovessero condividere.- Proponiamo per la politica anche nuove formule e vogliamo sperimentarle.-
Naturalmente questo non significa in alcun modo una rinuncia al nostro essere un piccolo partito organizzato, che intende partecipare a tutti gli appuntamenti elettorali che si presenteranno.- Voglio dare un saluto particolare agli eletti nel recente turno amministrativo e a tutti coloro che si sono impegnati , anche con esito sfortunato.-
Desidero dare il benvenuto alla Dott.ssa Antonietta Brancati, consigliere regionale del Lazio, che si è iscritta al partito ed ha costituito, in analogia con la Camera dei deputati, (ove ciò è avvenuto alcuni mesi fa) il gruppo Repubblicano Liberale e Riformatore.-
La costituzione di questi gruppi comuni è il primo, concreto segno, di collaborazione con il PRI e con il mondo dei riformatori, dal quale abbiamo avuto significative adesioni.- Rilevo con piacere che al partito si sono iscritti, oltre ai soliti fedelissimi, cui sono grato, altri che non hanno mai avuto esperienze politiche o delusi dai partiti pret a porter della seconda Repubblica e, tra essi, molti giovani.-
Questi ultimi, nel corso dei nostri lavori daranno vita agli organi direttivi della GLI e saranno sicuramente la parte più viva di un partito che non può, e non vuole, vivere solo di passato, ma che si sente vocato a scommettere, nonostante il pessimismo che emerge dall’analisi che vi ho fatto, su un futuro più liberale per questo nostro Paese.-
Ringrazio il gruppo dirigente centrale, che, anche nei momenti più difficili, è rimasto sempre solidale e compatto.-
Ringrazio in modo, se possibile, ancora più riconoscente tutti coloro che, in periferia hanno fatto prevalere l’orgoglio di essere i rappresentanti del liberalismo autentico, non cedendo alle lusinghe di partiti sedicenti liberali, che hanno cercato di attirarli nella loro orbita, offrendo incarichi, ruoli e carriere politiche, che essi hanno sempre rifiutato.-
So bene cosa significa in un luogo, magari lontano, essere l’unico liberale, a volte rispettato per la coerenza, ma spesso guardato con l’arrogante sufficienza di chi coltiva la politica dell’avere, anziché quella dell’essere.-
Questa fedeltà e abnegazione ci consente di affermare che, anche se siamo un piccolissimo movimento, siamo presenti in tutte, o quasi, le province italiane.-
Concludo questo mio mandato di segretario, convinto di essere stato spesso inadeguato, e vi ringrazio per la tolleranza.- Posso solo affermare che mi sento, in coscienza, convinto di avere fatto quanto umanamente potevo in un contesto difficilissimo, sorretto dall’orgoglio di essere consapevole del grande privilegio di rappresentare la grande tradizione del liberalismo italiano.-
La perdita di ogni solido riferimento culturale, la precarietà economica, la disgregazione civile, la trasfigurazione della politica, hanno reso il cammino impervio e le previsioni per il futuro immediato, realisticamente, non possono essere rosse.-
Se in noi, nonostante tutto, non prevale il pessimismo, è perché la lezione crociana ci ha insegnato che, anche nelle condizioni peggiori, la libertà risorge sempre, come ha dimostrato la storia.- Spetta a chi crede in questa intrinseca forza della società, il compito di lavorare perché avvenga la riscossa, che innanzi tutto deve essere morale, culturale e civile.- Se il Paese saprà compiere il necessario scatto di orgoglio, la politica saprà scoperchiare la tomba nella quale è stata sepolta, riprendendo il suo primato, sul terreno della credibilità, degli ideali e dei valori.- In questo futuro, non sappiamo quanto prossimo, ma che certamente verrà, e che possiamo accelerare facendo ognuno la nostra piccola parte, vi sarà anche, senza dubbio, uno spazio per le idee liberali, anche se oggi, appaiono soccombenti.-

(manifesto dell'onorevole Stefano De Luca del PLI per il Congresso Nazionale, che si terrà a Roma nei giorni del 22-23-24 Giugno, presso l’Hotel Universo di Via Principe Amedeo 5/b. )

martedì 12 giugno 2007

Shhh !!!!!!! Parla Consorte




"Piero, grazie per l'aiuto..."
Fassino. Ecco Consorte. Pronto?
Consorte. Ciao Piero.
Fassino. E allora siamo padroni di una banca?
Consorte. È chiusa, sì.
Fassino. Siete padroni di una banca, io non c’entro niente.
Consorte. Sì, sì è fatta.
Fassino. È fatta.
Consorte. Abbiamo finito proprio cinque minuti fa, è stata una roba durissima. Però insomma...
Fassino. Alla fine cosa viene fuori? Fammi un po’ il quadro alla fine.
Consorte. Alla fine viene fuori che noi abbiamo diciamo quattro cooperative...
Fassino. Sì. Che prendono?
Consorte. Quattro cooperative il 4 per cento.
Fassino. L’una?
Consorte. No, no, no. L’uno per cento l’una.
Fassino. Uno per cento per quattro.
Consorte. Esatto.
Fassino. Che sono Adriatica, Liguria, Piemonte e Modena.
Fassino. Perfetto.
Consorte. Poi ci sono diciamo quattro banche italiane che l’un per l’altra hanno il 12 per cento.
Fassino. Come totale?
Consorte. Come totale, quindi le banche più le cooperative 16 per cento. Poi abbiamo tre banche internazionali che sono Nomura, Credit Suisse e Deutsche Bank che hanno l’un per l’altra circa il 14 e mezzo per cento.
Fassino. 14 e mezzo.
Consorte. Sì, poi abbiamo Hopa che ha il 4,99.
Fassino. Sì.
Consorte. Poi abbiamo due imprenditori privati, Marcellino Gavio e Pascotto che hanno l’1 e mezzo.
Fassino. Insieme?
Consorte. Insieme. Poi ad oggi c’è Unipol che ha il 15.
Fassino. Chi?
Consorte. Unipol. Quindi la prima cosa è che queste quote acquisite sono state acquisite non da noi ma dagli alleati, dagli immobiliaristi, che sono totalmente fuori.
Fassino. Tu adesso che operazione fai dopo questo?
Consorte. Ho lanciato l’Opa (Offerta pubblica d’acquisto, ndr).
Fassino. Hai già lanciato l’Opa obbligatoria?
Consorte. Esatto, questa mattina ho lanciato l’Opa obbligatoria allo stesso prezzo al quale sono state fatte le cessioni delle azioni degli immobiliaristi.
Fassino. 2,7?
Consorte. Esatto, per eliminare ogni tipo di speculazione, che non sono trattati tutti allo stesso modo. La legge ci avrebbe permesso di lanciarla a 2,55...
Fassino. E la Bbva cosa offre?
Consorte. 2,52, ma in azioni, noi offriamo in instant cash.
Fassino. Cazzo.
Consorte. No? Quindi una cosa totalmente diversa e in realtà noi abbiamo già in mano il 51 per cento perché tutti...
Fassino. Perché in realtà noi abbiamo il 15 più 4 delle Coop fa il 19 a noi, e come arrivi al 51 tu?
Consorte. Con le banche più...
Fassino. Ah sì, questa somma qui, fa il 51 certo.
Consorte. Quelle aziende ci hanno rilasciato a noi un diritto ad acquistare le loro azioni dietro nostra semplice richiesta se dall’Opa non dovessero arrivare azioni.
Fassino. Ho capito.
Consorte. Quindi noi come Unipol prendiamo comunque il 51.
Fassino. Ho capito.
Consorte. Se invece dall’Opa ci arrivano le azioni, quelli se le tengono.
Fassino. Se tu arrivi al 51 in altro modo loro si tengono quello.
Consorte. Esatto. Quindi è un’operazione che nessuno aveva né immaginato né pensato.
Fassino. Bene, bene.
Consorte. E abbiamo smontanto l’alleanza con gli immobiliaristi perché non c’è (...) Non siamo noi che abbiamo comprato dagli immobiliaristi. Abbiamo smontato i parvenu che dicevano che era un’azione nazionalistica perché abbiamo tre banche internazionali, la Nomura è la quarta banca nel mondo, la Suisse è tra le prime in Europa...
Fassino. Certo certo.
Consorte. La Deutsche Bank eccetera.
Fassino. Certo certo.
Consorte. Poi abbiamo alleati delle aziende, quindi soci stabili e noi abbiamo il 51. Ecco, poi abbiamo smontato...
Fassino. Possibili ricorsi in sede giudiziaria?
Consorte. Noi ad oggi non ne vediamo neanche uno, ma se li fanno...
Fassino. Cioè il fatto che contestualmente siano avvenute tutte queste cessioni loro lo...
Consorte. Abbiamo proprio costruito così, questo è il concerto fra alleati che le azioni le avevano già in mano. E poi lanci l’Opa, ma guarda caso allo stesso prezzo in cui è stato trattato queste azioni, quindi non hai penalizzato proprio nessuno. E la nostra offerta è decisamente migliore di quella degli spagnoli.
Fassino. Bene, bene.
Consorte. Invece avverrà che io li denuncio tutti, uno per uno.
Fassino. Prima di denunciare aspetta. Prima portiamo a casa tutto.
Consorte. Per noi l’operazione è finita.
Fassino. Loro adesso si scateneranno ancora di più. Ieri hai visto il... No ieri non l’hai visto hai lavorato tutto il giorno, ieri il Sole (il quotidiano Sole24Ore, ndr) ha fatto un’intera pagina contro di me.
Consorte. Ma perché là Piero, questi imbecilli, guardano a quest’operazione in chiave esclusivamente politica.
Fassino. Ma sì, sono dei deficienti.
Consorte. Esclusivamente politica. Questi dicono: cazzo, adesso i Ds, oltre ad avere il mondo cooperativo, oltre ad avere Unipol, oltre ad avere il Monte dei Paschi, che non è così, hanno anche Bnl. Il ragionamento demenziale che fanno è questo qui.
Fassino. Va bene e intanto noi lavoriamo.
Consorte. Però noi andiamo avanti, nonostante...
Fassino. Demenziale?
Consorte. No direi proprio di no. Ma noi sosterremo che è demenziale.
Fassino. Ma no, ma voi avete fatto un’operazione di mercato, quello che ho sempre detto io. Industriale.
Consorte. Industriale e di mercato.
Fassino. Esatto.
Consorte. La verità è indiscutibile.
Fassino. Bene, molto bene.
Consorte. Quindi Piero andiamo avanti.
Fassino. Congratulazioni.
Consorte. Credo che siamo raggiunti...
Fassino. Bravo bravo.
Consorte. Ti ringrazio anche per l’aiuto che ci hai dato, siamo arrivati a un punto importante secondo me.
Fassino. Bene, bene, bene.
Fassino. Ottimo.
Consorte. Ciao Piero, ci vediamo presto.
Fassino. Adesso dovete comportarvi bene. No, un consiglio preoccupatevi bene di come comunicate in positivo il piano industriale.
Consorte. Sì adesso chiamiamo Barabino (la società di consulenza Barabino & Partners, che interpellata smentisce di aver avuto rapporti con Unipol, ndr).
Fassino. Perché il problema adesso è dimostrare che noi abbiamo, che voi avete un piano industriale.
Consorte. No. Ma noi l’abbiamo veramente.
Fassino. E lo so bisogna farlo. Perché fino adesso loro stanno utilizzando l’idea che era soltanto un problema di accaparrarsi la banca e poi però non sanno cosa farne, non è così.
Consorte. Guarda, noi invece sosterremo questa tesi: che loro la banca la stavano svendendo.
Fassino. Esatto.
Consorte. E anche che l’hanno gestita coi piedi deve finire... Bnl è stata gestita coi piedi.
Consorte. No, però quello non lo voglio dire oggi questo lo dirò fra quattro o cinque mesi quando avrò visto dentro. Io adesso dico che era un’operazione che stava svendendo, visti i valori proposti dalla Bbva, la banca agli spagnoli, svuotandola di contenuti perché come tutte le banche, avrebbe portato via tutte le attività qualificate a Madrid e avrebbero ridotto la Bnl a una rete. Noi invece la banca rimarrà a Roma, gli portiamo un milione di clienti, forse un milione e 200, contemporaneamente rilanceremo tutte le attività, gli portiamo Unipol banca e faremo una delle prime quattro o cinque banche italiane. E tutto è dimostrato. Vedremo.
Fassino. Bene.
Consorte. E dopo ci confrontiamo.
Fassino. Bene.
Consorte. Ero sicuro che si poteva parlare. Grazie.
Fassino. Bene, bene. Vediamoci presto.
Consorte. Sì presto.
Fassino. Ti chiamo per fissare la settimana.
La telefonata tra D'Alema e Consorte
D’Alema. Lei è quello di cui parlano tutti i giornali?
Consorte. Guardi, la mia più grande s... io volevo passare inosservato ma non riesco a farcela.
D’Alema. Eh... inosservato, sì!
Consorte. Massimo, ti giuro, il mestiere che faccio io più si passa inosservati e meglio è... niente Massimo, sto provando a farcela... Con l’ingegnere abbiamo chiuso l’accordo questa sera.
D’Alema. Ah!
Consorte. Nel senso che loro ci danno tutto. Adesso mi manca un passaggio importante e fondamentale. Sto riunendo i cooperatori perché sono tutti gasati... Gli ho detto, però, dovete darmi i soldi, non è che potete solo incoraggiarmi.
D’Alema. Di quanti hai bisogno ancora?
Consorte. Di qualche centinaio di milioni di euro.
D’Alema. E dopo ce la fate da soli?
Consorte. Sì, sì.
D’Alema. Tutto da soli.
Consorte. Sì, Unipol, cinque banche, quattro popolari e una banca svizzera.
D’Alema. Ah, ah.
Consorte. E... eh... (parola incomprensibile) lì poi andiamo avanti. Ah no! C’è Hopa, anche Hopa che lo fa. E andiamo avanti, facciamo tutto noi. Avremo il 70% di Bnl.
D’Alema. Ho capito.
Consorte. Secondo te Massimo ci possono rompere i c... a quel punto?
D’Alema. No, no, no. Sì, qualcuno storcerà il naso, diranno che tu sei amico di Gnutti e Fiorani.
La conversazione del 5 luglio 2005
Fassino. Gli... gli altri cosa fa? Perché mi ha chiamato Abete. Consorte. Sì.
Fassino. Chiedendomi di vederci, non mi ha spiegato, cioè voglio parlarti, parlarti a voce, a voce, viene tra un po’.
Consorte. Uhm.
Fassino. Suquel fronte lì cosa succede?
Consorte. Mah, guarda, su quel fronte lì... eh noi con... però tu... ma questa... eh...non gliela devi dire a lui...
Fassino. Ma io non gli dico niente, voglio sapere, voglio solo avere elementi utili per il colloquio.
Consorte. No, no, no. No, no. Ti sto infatti...
Fassino. Sto abbottonatissimo.
Consorte. Eh. No, ma ti dico anche quello che puoi dire e non dire, solo questo.
Fassino. Ecco meglio così. Dimmi tu.
Consorte. Noi, sostanzialmente con gli spagnoli un accordo l’abbiamo raggiunto.
Fassino. Sì. Consorte. Anzi, non sostanzialmente ma di fatto proprio, concreto. Uhm! Naturalmente ci siamo riservati di sentire i nostri organi. (..)
Fassino. Ma sarebbe un accordo che si configurerebbe come? Consorte. L’accordo si configura che noi aderiamo alla loroOps (Offerta pubblica di scambio, ndr)...
Fassino. Eh. Consorte. Loro ci danno il controllo di Bnl Vita.
Il leader Ds: "A Montezemolo ho detto: ora basta, se volete la guerra l'avrete"
Consorte. Pronto?
Fassino. Piero.
Consorte. Oh ciao Piero.
Fassino. E allora?
Consorte. Eh stiamo lavorando per chiudere.
Fassino. Ah, come sta andando?
Consorte. Siamo in 40 qua, cazzo, mi tocca rispondere a 40 quesiti contemporaneamente, io sono solo, un bel casino. Comunque no, secondo me siamo proprio in dirittura d’arrivo. Domani mattina...
Fassino. Domani mattina chiudete?
Consorte. Sì, sì, sì. Domani mattina tra le sette e mezza e le nove.
Fassino. Prima che apra la Borsa...
Consorte. Prima che apra la Borsa. Dovremmo chiudere, dovremmo avere già in mano il 51,8.
Fassino. Bene.
Consorte. Quindi poi appena fatto questo (...) l’iter, io li sto denunciando tutti.
Fassino. Hai visto che attacco furibondo che stan facendo a me, giorno dopo giorno? Guarda è una cosa...
Consorte. Sì, infatti, una cosa incredibile...
Fassino. Oggi ho fatto una telefonata di fuoco a Montezemolo su questo. Gli ho detto «Adesso basta, adesso basta. Volete la guerra l’avrete, dico...».
Consorte. (...) Perché hanno perso...
Fassino. È perché abbiamo messo le mani nel loro mercato.
Consorte. Domani verrà fuori una cosa, adesso te la dico con grande chiarezza, alla quale nessuno di loro ha pensato.
Fassino. E cioè?
Consorte. Noi domani usciremo che le azioni degli immobiliaristi le comprano tre banche mondiali...
Fassino ride.
Consorte. ...che sono la Nomura, la Nomura...
Fassino. Mmm.
Consorte. ...la Deutsche Bank...
Fassino. Ahhh.
Consorte. ...e il Credit Suisse.
Fassino. Quindi non le comprate voi.
Consorte. No, le comprano quattro banche italiane.
Fassino. Sì...
Consorte. Quattro cooperative.
Fassino. Sì.
Consorte. E Hopa.
Fassino. Ma comunque fate una società.
Consorte. No, no, no. Loro comprano il 27,2 per cento.
Fassino. Mmm.
Consorte. E si tengono le azioni.
Fassino. Sì, ma...
Consorte. Io lancio l’Opa (Offerta pubblica di acquisto).
Fassino. Mmm. E le prendi da loro.
Consorte. No, se mi arrivano le azioni dal mercato loro rimangono alleati nostri industriali. Noi arriviamo al 51 e loro detengono il 36.
Fassino. Unipol comunque il 51 ce l’ha.
Consorte. Se non mi arriva dal mercato loro mi hanno già rilasciato, e domani lo comunichiamo al mercato, una call (strumento derivato in base al quale l’acquirente dell’opzione acquista il diritto, ma non l’obbligo, di acquistare un titolo, ndr) per cui ho il diritto in qualunque momento di comprare tutte le loro azioni.
Fassino. Beh è straordinario.
Consorte. Domani saranno esterrefatti. Oggi quando gli ho detto, ai nostri amici cooperatori, quello che mi sono inventato ti giuro mi hanno fatto l’applauso.
Fassino. Comunque la banca ce l’avremo saldamente in mano.
Consorte. Saldamente in mano. Ma questo non se lo aspetta nessuno perché...
Fassino. Bene bene.
Consorte. ...perché vedete... qui il nazionalismo mica il nazionalismo la Banca d’Italia. Noi abbiamo fatto le alleanze con tre banche che diventano socie nostre in Bnl con quattro banche italiane, quindi abbiamo difeso l’Europa, c’abbiamo una banca svizzera una tedesca una giapponese, cazzo più di così sarà difficile no?
Fassino. Bene bene.
Consorte. Quattro banche italiane. C’abbiamo quattro cooperative che, oltre a tutto il resto, sono entrate direttamente.
Fassino. Chi sono, chi sono le quattro?
Consorte. Coop Liguria, Nuova Coop, Gillone mi ha dato una grossa mano a Torino, Coop Estense Modena e Coop Adriatica Bologna.
Fassino. Stefanini?
Consorte. Stefanini, esatto.
Fassino. Bene bene.
Consorte. E quindi domani quando verrà fuori questo non c’è nessuno che neanche ci si è avvicinato a pensare una cosa del genere.
Fassino. Bene, bene, bene, bene Giovanni.
Consorte. Abbiamo messo fuori tutti gli immobiliaristi Piero.
Fassino. Ehhh.
Consorte. Completamente.
Fassino. Guarda io sono proprio incazzato perché anche oggi Il Sole 24 ore una pagina intera... Sono dei veri figli di puttana.
Consorte. No guarda, sono dei figli di puttana perché le hanno provate tutte, a denigrarci eccetera. Adesso quando è finito... Io da domani posso parlare.
Fassino. E bisognerà anche spiegare che tu hai preso una banca che è un colabrodo (...) come l’ha gestita quel deficiente.
Consorte. Adesso guarda, piano piano, ma con un po’ più di classe, in realtà non ci vuole molto ad avere un po’ più di classe di ‘sti beceri, noi piano piano diremo tutto. Abbiamo fatto un progetto industriale della Madonna.
Fassino. Mmm.
Consorte. Che noi possiamo fare perché abbiamo 6 milioni e 300mila clienti qui, i baschi no, i baschi volevano svendere Bnl, lo diremo. Nel senso che la testa pensante è a Madrid e Bnl diventava solo una succursale e una rete.
Fassino. Infatti.
Consorte. Invece noi vogliamo farla diventare tra le prime tre banche italiane.
Fassino. Bene.
Consorte. Quindi...
Fassino. Senti invece, questa storia che ho letto sui giornali... Gavio... ci sono dentro?
Consorte. Gavio entra con uno 0,5, Marcellino Gavio.
Fassino. Insieme a Bonsignore...
Consorte. No Bonsignore esce.
Fassino. Esce? Come mai lui entra?
Consorte. Gavio entra perché ha capito che l’aria cambia e siccome lui ha Impregilo vuole lavorare con le cooperative.
Fassino. Capito.
Consorte. Non c’è nessuno che fa niente per niente Piero a ‘sto mondo. Siamo rimasti in pochi secondo me.
Fassino. Chiaro chiaro. Va bene.
Consorte. Però adesso lavoreremo tutta la notte perché praticamente quello che deve avvenire è che tutte queste operazioni Piero siano baciate domani, capito?
Fassino. Sì, che nessuno poi faccia... Che non si apra un contenzioso.
Consorte. No, soprattutto noi dobbiamo avere il 51,8 domani.
Fassino. Domani, perfetto.
Consorte. E poi lo dichiariamo.
Fassino. Va bene.
Consorte. Ciao Piero.
Fassino. Chiamami domani.
Consorte. Sì. Senz’altro.
Fassino. Ciao, auguri. Saluta Sacchetti.
"Ho parlato con Consob, sono tranquilli, va bene"
(...) Fassino. Ho visto che mi avevi cercato, ma ero occupato...
Consorte. Si perché oggi è stata una giornata... E lo sapevano perché so che sei andato anche alla manifestazione lì a Roma.
Fassino. Com’è andata?
Consorte. Ma è andata bene oggi ho incontrato Cardia con tutti lì i dirigenti della Consob e io gli ho spiegato quello che vogliamo fare. Gli ho detto che diciamo ci sono i presupposti per un accordo e che poi... ci stiamo orientando, anche se non c’è una decisione, a fare una contro Opa cash. Loro molto tranquilli contenti. Mi hanno detto va bene.
Fassino. Scusa, domanda domanda da profano.
Consorte. Sì.
Fassino. Il ratios l’avete guardato ovviamente. Siamo tranquilli su quel fronte lì?
Consorte. Il... scusa?
Fassino. Il ratios.
Consorte. Sì, sì, sì.
Fassino. Siamo tranquilli.
Consorte. Ah, ma noi lanciamo quando abbiamo in mano il 51.
Fassino. Mmm.
Consorte. Eh se no non lo facciamo, Piero. Noi abbiamo già in mano il 51. Per cui se ci danno 0 o 49 diciamo... Dovrei augurarmi che mi danno il meno possibile perché sborso meno soldi.
Fassino. Ho capito.
Consorte. Capito?
Fassino. Va bene.
Consorte. Se no non ci saremmo sbilanciati. Quindi, noi diciamo lunedì siamo a Roma caso mai facciamo un salto. Se sei libero ti veniamo a trovare.
Fassino. Lunedì ci sono, ci sono anche lunedì.
Consorte. Perfetto, allora lunedì ti veniamo a trovare.
Fassino. Fino a un certo punto, quando avete un attimo...
Consorte. Sicuramente, sicuramente. Grazie di tutto.
Fassino. No, niente, speriamo di andare in porto.
Consorte. Eh oh, Piero, ce la stiamo mettendo tutta.
Fassino. Siamo in piena guerra. Poi bisogna che parliamo perché siamo in piena guerra con Siena Siena.
Consorte. Ah Siena è un casino eh Piero, veramente. Io ‘sta gente veramente...
Fassino. Ieri è scoppiato un casino, sull’intervista hanno scatenato un casino. Ma qui siamo in piena guerra.
Consorte. Ma cosa vogliono? Cioè...
Fassino. Ma non lo so. Bisogna ragionare perché...
Consorte. Cioè sono...
Fassino. Bisogna passare al contrattacco.
Consorte. Sì, perché sono agitati, ma noi non stiamo facendo niente.
Fassino ridacchia.
Consorte. È una roba veramente incomprensibile.
Fassino. Veramente incomprensibile. Vabbè.


CIò CHE MI LASCIA PERPLESSO NON è l'ACQUISIZIONE DI UNA BANCA O GLI INTERESSI PRIVATI DI ALCUNI PERSONAGGI DELLA NOSTRA POLITICA O IL PROGETTO DELLA CREAZIONE DI UN IMPERO POLITICO ECONOMICO PER INFLUENZARE IL MERCATO ( TIPO LE HOLDING DELLE COOPERATIVE ROSSE) , I MASS MEDIA , LA STESSA POLITICA ....GIA' ESISTONO DELLE LOBBY CHE CI GOVERNANO A NOSTRA INSAPUTA......
E POI LA POLITICA IN PUREZZA NON ESISTE PIù O NON è MAI ESISTITA ( E NON CI ROMPESSERO I COGLIONI COLORO CHE SBANDIERANO I SIMBOLI DELLA PACE, CI ANNOIANO CON LE LORO FILIPPICHE SUL GARANTISMO, SUGLI OMICIDI DI STATO,I BLACK BLOCK E POI TRAVOLGONO LE FORZE DELL'ORDINE CON SANPIETRINI E FIONDE...
QUELLO CHE MI PREOCCUPA è CHE "QUESTI POLITICANTI" DIMOSTRANO INCOMPETENZA E SPROVVEDUTEZZA ANCHE NELLA REALIZZAZIONE DI QUESTO LORO PROGETTO.....ALLORA ANCHE LORO SONO MANOVRATI E/O MANOVRABILI?
ALLLORA, MI DA' MOLTO PIù FASTIDIO ESSERE MANOVRATO DA QUALCUNO CHE A SUA VOLTA E' MANOVRATO.....
é DIVENTATO TROPPO FATICOSO "TRADURRE IL GIORNALE E LE SUE NOTIZIE"....
E ALLORA ?VOGLIAMO PARLARE DI GESTLINE ? DEI NOSTRI INTERESSI PRIVATI ? DELLA IMPUNITA' ?
NO, IO, ASPETTO CHE IL MANTRA CHE RECITO OGNI GIORNO NELL'ESERCIZIO DELLA MIA ATTIVITA' LAVORATIVA, CELEBRI E DIA FORZA E CORAGGIO A TUTTI QUEI DON CHISCIOTTE CHE COME ME CREDONO ANCORA ..............................................